domenica 18 gennaio 2009

sabato 17 gennaio 2009

Chi è che ti schiaccia?

La crisi economica infierisce sulla società, colpisce giovani, donne, lavoratori, piccoli commercianti. Per molti di noi, soffocati dall’affitto, dalle spese e dai debiti, non è più possibile andare avanti.

In questo contesto una classe politica corrotta e parassitaria non trova niente di meglio che attribuire la responsabilità di quanto sta accadendo agli immigrati, ai poveri, ai senza casa, istigandoci a sfogare verso il nostro prossimo quella rabbia che altrimenti si abbatterebbe giustamente su di essa.

Il governo e le varie giunte comunali stanno quindi varando una serie di provvedimenti espressamente concepiti per rendere la vita impossibile ai poveri (vietato chiedere l’elemosina ad Assisi! cosa avrebbe detto S. Francesco?) e mantenere gli immigrati in condizione di clandestinità per poterli più facilmente sfruttare e perseguitare.

Vogliono addirittura coinvolgerci «per segnalare eventi a danno della sicurezza e cooperare al presidio del territorio». Volontari e medici dovrebbero prestare assistenza agli immigrati ‘irregolari’ solo dopo averli denunciati all’autorità e tutti noi dovremmo rastrellare e tradire persone per bene, contribuendo a ricacciarli verso quel mondo di miseria che con tanti rischi e sacrifici hanno tentato di lasciarsi alle spalle.

NON SIAMO D’ACCORDO! La crisi non è colpa di chi ne fugge, ma è dovuta alla delocalizzazione della produzione, alla speculazione edilizia e finanziaria, al furto dei beni comuni e alla criminale negligenza nell’affrontare la crisi climatica ed ambientale (riserve petrolifere comprese); ad un sistema concepito per arrecare profitti a una cerchia ristretta di privilegiati e miseria senza fine alla larga maggioranza dell’umanità. Abbiamo pertanto deciso di non rispettare le leggi razziste e di negare la nostra collaborazione ai governi e le amministrazioni che vorranno applicarle.

Da noi non esistono «extracomunitari»! Tutti sono membri a pieno titolo della nostra comunità. Rispondiamo creando tutti insieme una comunità che più è varia, più è ricca, una rete di solidarietà per iniziare a risolvere insieme i problemi grandi e piccoli che ci troviamo davanti.