sabato 23 aprile 2011

Occupata la basilica di S. Paolo- Sosteniamo i rom "sgomberati"


Lettera di Luigi Manconi al cardinale Andrea Cordero Lanza e all'abate Edmund Power, basilica di San Paolo fuori le mura:
“Nel pomeriggio del Venerdì Santo, un centinaio di persone, tra uomini donne e bambini, ha cercato ospitalità all'interno della basilica di San Paolo fuori le mura. Come accadeva in tempi assai più bui e cupi di quelli attuali, chi non trova soccorso e riparo altrove, nei luoghi della società civile e nelle istituzioni pubbliche, si rifugia nelle chiese. È già accaduto in questi anni e pensiamo che ancora accadrà. A Roma la situazione dei rom e dei sinti è particolarmente drammatica: 70 sgomberi solo nell'ultimo mese e seicento persone lasciate per strada. Alloggi precari e provvisori vengono semplicemente distrutti e a chi vi si trovava non viene offerta alcuna alternativa, se non quella di disperdere i gruppi familiari in tanti e diversi agglomerati: si creano così insediamenti ancora più pericolosi di quelli che sono stati abbattuti. La politica pubblica per i rom e i sinti a Roma si limita a un'azione di sgomberi e di espulsioni. Chi, come la Comunità di Sant'Egidio denuncia una simile situazione, viene messo a tacere. La basilica di San Paolo fuori le mura è un luogo sacro, che dipende direttamente dal Vaticano, nel cui ordinamento giuridico rientra. Confidiamo nel senso di umanità e nella carità cristiana del Cardinale Cordero e dell'abate Power, responsabili della basilica, affinché quelle famiglie siano ospitate e tutelate e affinché si operi per una soluzione positiva. Ciò richiede una sollecitazione autorevole alle amministrazioni pubbliche del nostro stato cosicché Roma resti una città accogliente e ospitale”. (Giuseppe Panuccio)

giovedì 14 aprile 2011

venerdì 15 aprile, h. 20

Montale per l'Africa, via di Bravetta 545,
Concerto per il Kenia


giovedì 7 aprile 2011

Tre morti al giorno tra chi fugge dall’Africa verso l’Europa.

di Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto
Dal 1988 a oggi sono 23.000 i morti in mare lungo le rotte che dalle coste settentrionali dell’Africa vanno verso l’Europa, la Turchia e le Canarie. La stima è confermata dalle cifre fornite da Italia- razzismo, dal sito Forteresse Europe, dal coordinamento di organismi di ispirazione religiosa (Acli, Federazione delle Chiese Evangeliche, Centro Astalli, Caritas, Comunità di Sant'Egidio, Fondazione Migrantes) e da agenzie di stampa internazionali.
Le cifre si traducono in un dato impressionante: 2,7 morti al giorno lungo questo arco di tempo: negli anni di più intensa migrazione dalla sponda sud del Mediterraneo (2006-2008), i morti sono stati più di 5 al giorno. Questa drammatica contabilità dice solo una parte delle dimensioni reali della tragedia: si deve ricordare che una percentuale elevatissima (intorno al 50%) di quei morti vanno classificati come “dispersi”, ovvero cadaveri mai più ritrovati, senza un nome e una tomba. D’altra parte, il numero complessivo dei morti è calcolato per difetto: di molti naufragi e di molte partenze, non esiste documentazione. Siamo in presenza di un’autentica strage, che si riproduce da decenni.