martedì 19 febbraio 2013

Emergenza Nordafrica - Chiusura il 28 febbraio.

Una circolare del Ministero dell’Interno stabilisce le regole per la fine dell’accoglienza.
Con una circolare del 18 febbraio il Dipartimento libertà Civili ed Immigrazione ha confermato che non ci saranno proroghe dell’accoglienza oltre il 28 febbraio per quasi diciottomila persone, profughi della guerra in Libia.
Il documento, sollecita (a 10 giorni dal 28 febbraio) l’attivazione dei tavoli di coordinamento territoriale, e ribadisce che i documenti sostitutivi del passaporto possono essere rilasciati solo nel caso in cui si dimostri l’impossibilità di rivolgersi all’autorità diplomatica dei vari paesi.
Ma il punto su cui si concentra tutta l’attenzione è quello delle "buone uscite", punto su cui si stanno concentrando gli sforzi di prefetture ed enti gestori in ogni città.
Dopo un miliardo e trecento milioni di euro stanziati, 46 euro al giorno per ogni profugo ospitato, con cifre astronomiche incassate da molte cooperative (non tutte) senza che mai abbiano attivato percorsi di inserimento, la proposta del governo è l’elemosina di 500 euro per abbandonare le strutture.
500 euro che serviranno per comprare un biglietto verso le periferie dei diritti, verso l’Europa di Dublino che ricaccia i rifugiati da dove hanno scelto di andarsene, verso la disperazione delle metropoli e delle province italiane, alla ricerca di un tugurio dove riposare la notte dopo giornate passate a ricercare una paga misera. Intanto chi fino ad oggi ha lucrato sulla pelle dei rifugiati dorme sonno tranquilli.
Dal sito meltingpot.org

lunedì 18 febbraio 2013

Rivolta al Cie di Ponte Galeria.

Un gruppo di ospiti del centro si è asserragliato nella struttura impedendo l'accesso dall'esterno in circa metà della centro stesso. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, personale delle polizia.
di Ambra Murè, di Paese Sera on line
Un gruppo di ospiti del centro si è asserragliato nella struttura impedendo l'accesso dall'esterno in circa metà della centro stesso. Nel corso della protesta sono stati dati alle fiamme materassi e suppellettili. Un'alta colonna di fumo si leva dalla struttura. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, personale delle polizia. L'allarme è scattato attorno a mezzogiorno.
“Inefficace, costoso e congenitamente incapace di garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona”, "una struttura inadeguata ad assicurare condizioni di vita dignitose". Anche il prefetto Pecoraro, nel 2010, ne chiese la chiusura È il centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria secondo l’associazione Medici per i diritti umani (Medu).
Fughe di massa, rivolte e rimpatri inferiori al 40%. E poi spazi e attività ricreativi ridotti, bagni senza porte, assistenza sanitaria carente. Per un costo di 41 euro al giorno per "ospite".
Dati, testimonianze e storie dal più grande centro italiano per la detenzione amministrativa sono contenuti in un rapporto significativamente intitolato “Le sbarre più alte”. Il Cie di Ponte Galeria come un carcere. D’altronde ne ha l’aspetto, la struttura: le alte mura, la vigilanza e la videosorveglianza in tutte le aree comuni. Come in un carcere, le persone sono private della libertà personale. Anche se un singolare pudore linguistico non la definisce “pena”, ma “trattenimento”. “Ci chiamano ospiti – racconta Alì – ma siamo degli ospiti che non possono avere un pettine, possedere un libro o una penna per scrivere”.