martedì 28 febbraio 2012

AENEAS, UN'EPOPEA HIP HOP MULTIETNICA PER L'AGGREGAZIONE GIOVANILE E LA CO-INTEGRAZIONE DEI GIOVANI IMMIGRATI

Aeneas per le scuole: TEATRO VASCELLO (Via G. Carini 78, Monteverde), MERCOLEDI 14 MARZO h.10, € 8. Sul sito Treccani c’è un articolo con un link con un audio-video:

di Oreste Tappi
Un'idea di Enea: "C'ho un'idea, disse Enea… profugo per suo destino, oggi come oggi sarebbe un clandestino".

Con il sottofondo di queste parole degli "Assalti frontali" a ritmo di rap, alla fine dello spettacolo Aeneas, la regista e coreografa Angela Cocozza esprime il senso forse più importante di tutta l'operazione "Eneide un'epopea hip hop", chiamando alla ribalta i 42 giovani attori e ballerini secondo le nazionalità e le etnie: 16 per la precisione, fra le quali Perù, Afganistan, Cina, Spagna, Ruanda, India, Russia, Albania, Sudan, Capoverde, Italia…

sabato 25 febbraio 2012

Italia condannata a Strasburgo per i respingimenti

La sentenza colpisce la politica sull'immigrazione del governo Berlusconi, della Lega Nord e del ministro Maroni.

Il 6 maggio 2009 un barcone salpato dalla Libia per l’Italia con duecento migranti fu intercettato dalla Guardia costiera al largo di Lampedusa. I rifugiati furono trasbordati su navi militari italiane, condotti al porto di Tripoli e consegnati alle autorità libiche.
”I migranti pensavano che sarebbero stati portati in Italia, spiega l’avvocato Lana. “i nostri militari non dissero loro nulla sulla destinazione. Solo riconoscendo il porto di Tripoli si resero contro di essere stati riportati indietro”.
Vennero rinchiusi nei campi di concentramento libici, dove subirono maltrattamenti e torture. Poi venne la rivoluzione libica e fuggirono, ma dovettero scappare dai ribelli che li credevano mercenari di Gheddafi.
La Corte ha riconosciuto l’Italia colpevole di aver violato l’articolo 4 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo che vieta le espulsioni collettive ed è stata condannata a versare un risarcimento di 15mila euro a ventidue vittime.
“Questa sentenza – ha dichiarato Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati – prova che nelle operazioni di respingimento sono stati violati i diritti dei rifugiati. L’Italia ha infatti negato la possibilità di chiedere protezione e ha così respinto in Libia più di mille persone che avevano il diritto di essere accolte in Italia. Vogliamo che questo messaggio arrivi in maniera inequivocabile al Governo Monti: nel ricontrattare gli accordi di cooperazione con il governo di transizione libico, i diritti dei rifugiati non possono essere negoziati. Su questo tema ci aspettiamo dal nuovo esecutivo posizioni chiare e più forti di quelle che abbiamo rilevato in queste settimane”.

martedì 14 febbraio 2012

A Roma vivono 6000 senza tetto


A Roma vivono seimila senza tetto; persone che versano in gravi difficoltà economiche senza una casa e senza un lavoro.
I dati sono stati diffusi da Sant’Egidio e sono sempre più allarmanti. Tra i seimila clochard ci sono anche romani che hanno perso il lavoro, la casa e si trovano costretti a vivere nell’auto.
Spesso chi vive in strada ha anche altri problemi come l’alcolismo (sono più del 20% del totale), la dipendenza da droga o problemi psichici. 6 senza tetto su 10 sono stranieri, vengono soprattutto dai paesi dell’Est e dall’Afghanistan. Gli italiani che vivono in strada a Roma sono il 40% del totale, quindi 2400 persone. Questi numeri sono in aumento, sempre piu’ persone finisce emarginate a seguito di un divorzio, la perdita di un lavoro o una malattia invalidante.

lunedì 13 febbraio 2012

Ponte Galeria, nella "grande gabbia" del Cie

Come "animali in gabbia". 140 uomini e 90 donne sono rinchiusi nel Centro di identificazione e di espulsione (Cie) di Ponte Galeria, vicino alla Fiera di Roma. Si tratta della più grande struttura di detenzione presente in Italia per immigrati che non sono in regola con il permesso di soggiorno. Tecnicamente non è un carcere e la detenzione è solo amministrativa. Inferriate, lucchetti e sbarre molto alte danno al luogo un aspetto claustrofobico.
Nella zona maschile le sbarre culminano in pannelli di plexiglas per evitare che i reclusi si arrampichino e tentino la fuga. Il centro è gestito dalla cooperativa Auxilium dal 2010. Buona parte dei reclusi arriva dal carcere e sconta un supplemento di pena a causa dell’identificazione.

Tra le donne detenute nel Cie ci sono stati molti casi giuridici controversi: ragazze nate in Italia che non si erano regolarizzate con la cittadinanza, richiedenti asilo che sostengono di avere subito violenza dai mariti e vittime di tratta. Nella sezione femminile sono rinchiuse anche molte ragazze cinesi che con le lenzuola monouso hanno realizzato delle borsette di vari modelli portate ormai da quasi tutte le detenute. Nel 2009, quando il Cie era ancora gestito dalla Croce Rossa, ci sono stati tre decessi fra cui un suicidio: quello di Nabruka Mimuni che si impiccò in bagno pur di non essere rimpatriata nella Tunisia del dittatore Ben Alì. In Italia ha lasciato il marito e un figlio.

mercoledì 8 febbraio 2012

L'impegno multiculturale dell'ospedale San Camillo- Forlanini


Il 6 Febbraio di ogni anno è dedicato infatti alla Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF), promossa dalle Nazioni Unite per far prendere coscienza di questa orribile pratica e contrastarla. Secondo i dati dell'OMS nel mondo 140 milioni di ragazze e donne sono state sottoposte a questa pratica e più di 3 milioni di ragazze ne sono esposte ogni anno.
Le mutilazioni sessuali femminili sono considerate una pratica barbara che viola i diritti fondamentali delle bambine e delle donne. Sui media del nostro Paese se ne è parlato poco, come se il problema non ci riguardasse: eppure in Italia le donne a rischio di infibulazione sono più di 90.000, tra cui quasi 8.000 bambine, come ha rilevato il quotidiano La Stampa.
Importante quindi l'iniziativa tenuta la mattina del primo febbraio all'ospedale San Camillo- Forlanini per la Giornata internazionale sulla Tolleranza Zero contro le Mutilazioni Genitali Femminili.
Il Centro di Riferimento Regionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, che ha sede nell'ospedale, è impegnato da anni a contrare questo tipo di pratica ed a prendersi cura delle donne mutilate attraverso attività clinica, di ricerca e di formazione del personale socio sanitario che lavora e nei servizi sanitari del Lazio, e a realizzare campagne di sensibilizzazione rivolte alle comunità a rischio.
All’incontro hanno partecipato il direttore sanitario con una relazione su “Diritti umani e integrazione”, medici, come la ginecologa Giovanna Scassellati, ed operatori che fanno funzionare il Centro regionale di riferimento.
Il Centro si occupa infatti non solo degli aspetti clinici, dal parto alla deinfibulazione, delle donne che hanno subito le MSF ma anche degli aspetti sociali, culturali e psicologici legati a questa pratica orribile e soprattutto delle modalità per affrontare il problema con le donne nel rispetto della loro cultura .
Con questo obiettivo è intervenuta Ribka Sibhatu su “Tradizione e modernità delle MGF” ed è stato proiettato il film “Vite in cammino: MGF e diritti umani delle comunità migranti” dell'Associazione italiana donne per lo sviluppo.
Il San Camillo è all’avanguardia nell’affrontare i problemi gravi legati alla migrazione come quelli relativi alle MGF, anche in considerazione dell’alto numero di parti di donne straniere. (Patrizia Bonelli)

mercoledì 1 febbraio 2012

In carcere 1.238 per reato di clandestinità

47.152 stranieri “illegali”, sono stati rintracciati nel territorio nazionale e di questi 25.163 sono stati rimandati nei loro paesi nel 2011. Lo ha detto Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, durante l’audizione in Commissione Affari Costituzionali al Senato. Non solo, ma nel discorso ha sottolineato che negli istituti penitenziari sono rinchiusi 1.238 stranieri, colpevoli unicamente di essere clandestini.