venerdì 30 aprile 2010

1° Maggio a Rosarno.

Il primo maggio di quest'anno sarà dedicato ai lavoratori immigrati di Rosarno. I sindacati hanno promosso proprio nella cittadina della Piana di Gioia Tauro la tradizionale manifestazione con i segretari nazionali. La cittadina calabrese, balzata all'attenzione mediatica dopo “la rivolta di Rosarno” avvenuta il 7 gennaio scorso, è diventata la città simbolo della cultura della legalità e dei diritti dei lavoratori.
La festa dei lavoratori di quest'anno ha un valore simbolico molto forte e chiaro, per la prima volta si mettono in relazione fra loro diritto al lavoro, immigrazione e lotta alle mafie. E tutto questo si fa da una cittadina del sud dove lavoro nero e disoccupazione sono piaghe strutturali da cui la malavita trae vantaggio e lucro.

e inoltre
1 MAGGIO SOLIDALE ANTIRAZZISTA A ROMA
Roma - via del Pigneto (area pedonale)

ore 10 presidio - ore 13 pranzo solidale interetnico

mercoledì 28 aprile 2010

Immigrati, Europa contro i respingimenti.

"Nella sua forma attuale, la politica italiana consistente nell'intercettare migranti in mare e nel costringerli a tornare in Libia o in altri Paesi non europei, rappresenta una violazione del principio di non-respingimento". E' quanto sostiene il Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (Cpt) del Consiglio d'Europa che ha pubblicato il rapporto relativo alla visita condotta nel luglio 2009 in Italia.
Il Comitato sottolinea che, "l'Italia e' vincolata al principio di non-respingimento indipendentemente dal luogo in cui essa eserciti la sua giurisdizione, il che non esclude l'esercizio della stessa attraverso il proprio personale e le navi coinvolte nella protezione dei confini o nel soccorso in mare, anche quando operino al di fuori delle acque territoriali. Inoltre, tutte le persone che rientrano sotto la giurisdizione dell'Italia dovrebbero poter avere la possibilita' di richiedere la protezione internazionale e di fruire delle strutture necessarie".......
Secondo quanto emerso dal Rapporto, "la Libia non puo' essere considerato un paese sicuro in termini di diritti umani e di diritti dei rifugiati. La situazione delle persone arrestate e detenute in Libia, compresi i migranti, i quali corrono inoltre il rischio di essere espulsi in altri paesi, indica che coloro che sono rinviati verso la Libia rischiano di essere vittime di maltrattamenti.

sabato 17 aprile 2010

Emergenza afgani a Roma

Contro la chiusura del centro per i rifugiati dell' ospedale Forlanini
A Roma esiste da anni un grave problema di accoglienza per i richiedenti asilo e rifugiati afgani, molti dei quali sono obbligati a vivere sulla strada nei pressi della stazione Ostiense in condizioni disumane, privati, oltre che dei servizi più elementari, dei propri diritti fondamentali.
Fuggendo dalla violenza di una guerra, che anche il nostro Paese sta combattendo, giungono a Roma al termine di un viaggio lungo e pericoloso. Circa un centinaio di essi, tra cui alcuni minori, che vivono oggi accampati nei pressi della stazione, sono minacciati da uno sgombero imminente.

Una soluzione parziale e temporanea era stata trovata per altri 90 ragazzi richiedenti asilo politico, nell’ambito del Piano Freddo, presso un padiglione dell’ospedale Forlanini. Dopo la cessazione del Piano (31 marzo), il centro ha continuato a funzionare autogestito da Medici per i Diritti Umani (MEDU) e senza ricevere alcun sostegno economico, logistico e organizzativo da parte delle istituzioni. Ora anche questi rischiano di tornare sulla strada, in seguito alla chiusura annunciata dal Comune per il prossimo 20 aprile. La situazione attuale si configura come una vera e propria crisi umanitaria prolungata nel tempo che non può in alcun modo essere risolta se si continua ad affrontarla come un problema occasionale né tanto meno come una questione di ordine pubblico o di decoro urbano.
Noi chiediamo:
· Il mantenimento del centro di accoglienza presso il Forlanini con i suoi 90 posti, primo passo per offrire riparo dignitoso a tutti i rifugiati.
· Un Tavolo inter-istituzionale per la risoluzione del problema in cui a fianco del Comune di Roma e delle altre istituzioni competenti (Ministero dell’Interno, Regione, Provincia) vengano coinvolte le associazioni e le istanze della società civile.
· Un punto di primo orientamento e di assistenza ai profughi afgani, particolarmente vulnerabili per la loro giovane età e spesso disinformati sui loro diritti, nei pressi della Stazione Ostiense.
CdB S.Paolo, Luoghi Comuni Garbatella, MEDU, Medici contro la tortura, Monteverde Antirazzista, Strike, Yomigro - info: www.mediciperidirittiumani.org

lunedì 12 aprile 2010

Espulsi da scuola e accompagnati a casa durante l’orario di mensa

Caccia ai bambini che non pagano il pranzo: si allarga il fronte della Lega Nord.
Dopo vari esempi di bambini della scuola materna messi a pane ed acqua perchè i loro genitori non pagano il pranzo, ad Adro nel Bresciano, c'è stata una sostanziale escalation in questa guerra che gli amministratori leghisti stanno scatenando contro bambini di cinque, sei anni: li allontanano dalla scuola, gli sospendono il diritto alla formazione, cancellano l'obbligo scolastico, utilizzando i servizi sociali per "accompagnare" i bambini a casa durante l'orario della mensa. E' un segnale di un agghiacciante e barbarico approccio istituzionale, perché interpreta le responsabilità e le attività sociali affidate ai Comuni non in termini di accoglienza e sostegno alla cittadinanza, ma come braccio armato delle decisioni del primo cittadino. 



Ultim'ora! martedì 12 aprile

ANONIMO SALDA DEBITO di 10.000 EURO

Inaspettato epilogo della vicenda della mensa scolastica nel Comune di Adro (Brescia) dove la giunta leghista, subito dopo il rientro dalle ferie pasquali, aveva precluso il servizio a 42 bambini figli di famiglie povere (in larga maggioranza immigrate) non in regola con il pagamento delle rette. Un cittadino del luogo che ha preferito rimanere anonimo ha messo mano al portafogli e saldato il debito - quasi 10mila euro - scrivendo una dura lettera al Comune: "Io non ci sto: sono figlio di un mezzadro che non aveva soldi ma un infinito patrimonio di dignita'. Ho vissuto i primi anni di vita in una cascina come quella del film l''albero degli zoccoli'. Ho studiato molto e ho ancora intatto il patrimonio di dignita', inoltre ho guadagnato soldi per vivere bene. Per questo ho deciso di saldare il debito dei genitori dei bambini di Adro".

Cure negate senza tessera sanitaria: muore a 13 mesi bimba nigeriana

Rifiutata dall’ospedale perché le era scaduta la tessera sanitaria, una bambina nigeriana di 13 mesi muore poche ore dopo. Il padre, in regola con il permesso di soggiorno, aveva appena perso il lavoro e non poteva rinnovare il documento che forse avrebbe strappato la piccola alla morte. «Uccisa dalla burocrazia», dicono gli amici della coppia, che ieri pomeriggio in 200 hanno sfilato per le vie di Carugate, hinterland di Milano, dove la famiglia vive. «I medici avrebbero potuto salvarla se non si fosse perso tutto quel tempo. Se fosse stata italiana questo non sarebbe successo», grida ora Tommy Odiase, 40 anni, in Italia dal 1997.

venerdì 9 aprile 2010

No allo sgombero del centro d'accoglienza per rifugiati

APPELLO URGENTE ALLE RETI DI SOLIDARIETA ’E ALLA MONTEVERDE ONESTA

Il Comune di Roma sta per sgomberare il Centro di accoglienza per i rifugiati dall’Afghanistan allestito presso il Padiglione “O” dell’Ospedale Forlanini, rimettendo così sulla strada circa settanta persone, nonostante la disponibilità dimostrata dalla Direzione dell’Azienda ospedaliera.
E’ un evidente primo segnale di risoluzione autoritaria del disagio sociale attraverso la violazione dei più elementari diritti umani.

MOBILITIAMOCI IN MASSA PER FERMARE QUESTA VERGOGNA!
Tutti davanti all’Ospedale Forlanini –
Ingresso via Ramazzini

SABATO 10 aprile alle ore 16.30
Monteverde antirazzista

mercoledì 7 aprile 2010

Forlanini: non chiudere il centro di accoglienza per i rifugiati.


Condividiamo l'appello dei Medici per i Diritti Umani, i quali chiedono che il Centro di accoglienza per i rifugiati, allestito presso l'ospedale Forlanini, non venga chiuso.
Il Centro era stato originariamente aperto per dare soccorso ai rifugiati afgani ammassati come disperati nel cosiddetto insediamento della 'Buca' presso la stazione Ostiense, dove vivevano in condizioni inumane e degradanti. Il Comune di Roma che aveva provveduto a finanziare il Centro, nell'ambito del 'Piano Freddo', finita la stagione invernale, non ha dato seguito ai finanziamenti, e allo stato attuale oltre cento profughi afgani rischiano di ritrovarsi nuovamente in strada, in condizioni igienico-sanitarie disastrose e nella assoluta disperazione .
Le vite dei profughi coinvolti sono in pericolo anche se e' arrivata la primavera. E' quindi urgente trovare una soluzione per queste persone che, e' bene ricordarlo, sono fuggite da un paese in guerra. Se le istituzioni non si occupassero del loro destino sarebbe una barbarie contraria a ogni principio di accoglienza, e certamente non degna di un Paese civile. (dal comunicato di Luigi Nieri)


lunedì 5 aprile 2010

Immigrazione: da Trieste appello di intellettuali per il rispetto della legge

Un appello nazionale sottoscritto da decine di intellettuali, come gli scrittori Claudio Magris e Boris Pahor e il Premio Nobel per la letteratura Dario Fo, e’ stato presentato , a Trieste, affinchè in Italia ci sia una corretta applicazione della legge sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri.

Il caso nasce con la sanatoria Maroni – e’ stato spiegato – nel momento in cui gli immigrati che hanno fatto domanda di sanatoria, ma in passato non hanno rispettato un decreto di espulsione, secondo un’interpretazione della legge Bossi-Fini vanno espulsi.

Razzisti e spranghe, nuovo raid a Torpignattara

In 20 a bordo di auto e moto si accaniscono contro i bengalesi, li circondano e gli urlano negri e bastardi. L'aggressione in strada poco dopo la mezzanotte del 30 marzo. Nella gang anche due donne che aizzano gli aggressori. Una delle vittime: avevano una pistola, me l'hanno puntata alla tempia ed hanno urlato: «Ti ammazzo, ti faccio spaccare il cervello!», mentre il resto della gang si accaniva con calci al volto e alla stomaco contro una delle vittime per terra. Il raid di matrice razzista si è consumato nel cuore della notte in via Pietro Rovetti, a Torpignattara, dove quattro giovani bengalesi sono stati circondati, messi al muro e pestati da un gruppo di una quindicina di italiani che si aggiravano per le strade a bordo di tre auto e altrettante motociclette. Il bersaglio - facile - è stato individuato poco dopo la mezzanotte, quando la carovana di auto e moto ha accostato lungo il marciapiede di via Rovetti dove erano ferme le vittime designate. «Bastardi!», «Negri di m... , tornate nel vostro paese : queste le frasi urlate - raccontano le vittime - all'indirizzo dei bengalesi. Poi le botte. Senza motivo, senza ragione. Calci, pugni, sprangate, mentre due donne aizzavano la gang a colpire sempre più duro. La scena è stata notata da alcuni passanti e, tra questi, dal carabiniere e consigliere del Pd del Municipio VI, Gianluca Santilli. Un intervento che ha messo in fuga la gang che si è dileguata tra le strade del quartiere.

- dalla rassegna stampa del Comune di Roma

venerdì 2 aprile 2010

Rivolta nel CIE di Ponte Galeria

A Ponte Galeria pestaggio, incendi, violenze
“Tra le 23.30 di lunedì 29 e le 2.00 del mattino del 30 marzo, il Centro di Identificazione e di Espulsione di Ponte Galeria a Roma, è stato teatro di scontri tra gli “ospiti” (così vengono definiti i reclusi), e agenti della polizia di Stato." Comunicato dell'Associazione a Buon diritto.
La vittoria della Polverini ed i nuovi equilibri politici della Regione Lazio usciti dalle ultime elezioni, rendono ancora più difficile di prima il dialogo con i detenuti e con le autorità che gestiscono il CIE di Ponte Galeria, ormai diventato totalmente off limits. Anche su questa situazione disumana di persone detenute senza reato bisogna aprire un dibattito.

Sono ancora a Regina Coeli tre degli immigrati che hanno capeggiato la rivolta nel centro di identificazione e espulsione di Roma, a Ponte Galeria; altri 15 sono riportati al CIE. Danneggiamento aggravato, minacce, violenza e lesioni a pubblico ufficiale, sono i reati contestati agli arrestati. La rivolta a Ponte Galeria è iniziata quando la polizia ha picchiato uno dei ragazzi che aveva tentato la fuga insieme a altri quattro o cinque che sono riusciti a scappare. Allora è esplosa la rabbia: un gruppo di una ventina di detenuti ha iniziato a lanciare oggetti contro gli agenti, poi ha divelto le porte e i bagni, ha dato fuoco ai materassi e alle coperte fuggendo sui tetti: circa 200mila euro i danni, secondo la polizia.
R. non ha dubbi: è la rabbia che è esplosa stanotte a Ponte Galeria. “Sono dieci giorni che sto dentro, e ogni giorno ne ho vista una. Chi si taglia con le lamette, chi minaccia il suicidio”. Lui è in Italia dal 1984, ed è appena uscito dal carcere per una condanna di un anno per spaccio. La sua paura più grande, paradossalmente, è di non essere rimpatriato.
Difficile avvio della nuova gestione del centro, che dal 2010 è passato dalla Croce rossa italiana alla cooperativa Auxilium (che già gestisce il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari). Al Cie di Ponte Galeria, un anno fa, il 20 marzo del 2009, era morto un cittadino algerino di 42 anni per arresto cardiaco senza ricevere la dovuta assistenza medica. Ma le tensioni non sono solo a Roma.
Dall’entrata in vigore del pacchetto sicurezza, l’8 agosto 2009, il prolungamento del periodo di trattenimento nei Cie, passato da 2 a 6 mesi, ha generato proteste, rivolte e scioperi della fame nei centri di tutta Italia. L’ultimo a Milano, dove a marzo uno sciopero della fame dei detenuti si era protratto per cinque giorni.