sabato 20 marzo 2010

Scuola: gli effetti negativi del tetto del 30% per gli studenti stranieri

Migliaia di alunni stranieri, per effetto del tetto massimo per classe fissato dal ministro Gelmini, rischiano a settembre di essere "deportati" in altre scuole: saranno oltre 100 mila gli studenti che rischiano di non potere scegliere la scuola dove iscriversi. Le classi che quest'anno fanno registrare una presenza di alunni di origine straniera superiore al 30 per cento sono oltre 10mila: 7.279 nella primaria e 3.122 nella scuola media. Il record è della Lombardia dove il 30% è superato in 2.955 classi.
I genitori dovranno quindi cercarsi un'altra scuola pubblica con un tasso di alunni stranieri inferiore. E il problema diventerà enorme per le famiglie che vivono in piccoli centri con un'unica scuola, perché sarebbero costrette a cercare l'alternativa in altri comuni, magari a distanza di chilometri. Gli studenti di cittadinanza straniera iscritti alla scuola pubblica nel nostro Paese erano 630mila (il 7 %), quest'anno circa 700 mila.

lunedì 15 marzo 2010

Vile aggressione razzista alla Magliana

Il 14 marzo 2010, in V. Murlo 7 nel quartiere della Magliana, c’è stata un’irruzione di un gruppo di circa 20 squadristi di età molto giovane in un bar di proprietà di immigrati dal Bangladesh e tradizionale punto di ritrovo di tante persone di comunità estere. Tra grida e insulti hanno massacrato di botte il fratello del proprietario, al momento assente, altre persone presenti e distrutto il bar. Alla fine sono fuggiti, disperdendosi per il quartiere, mentre hanno lasciato sul posto macerie e quattro feriti gravi, ricoverati all’ospedale S. Camillo e, per concludere in bellezza, si sono portati via anche la cassa. Il fatto ha destato grande impressione tra le comunità di immigrati che si sono riversate sul luogo dell’aggressione per manifestare solidarietà agli aggrediti e la loro rabbia. Molti altri episodi di aggressioni razziste a immigrati isolati, insultati come sporchi negri, malmenati e derubati, si verificano periodicamente nel quartiere, ma questo per la dinamica di gruppo e la violenza messa in campo rappresenta un salto di qualità, che preoccupa maggiormente per i segnali di una presenza attiva nel quartiere, da qualche mese, di soggetti che fanno scritte sui muri inneggianti al fascismo, infastidiscono con saluti romani e grida di viva il duce le varie iniziative della Sinistra, del PD e del Centro Sociale. Oggi le comunità di immigranti residenti alla Magliana hanno deciso di tenere unsit-in di protesta in prossimità del bar distrutto e domani, 16 marzo, intendono manifestare per le vie del quartiere, per questo hanno chiesto l’impegno del Municipio XV, di centro sinistra. Saremo con loro, non solo per solidarietà verso gli immigrati, ma per dire chiaramente che alla Magliana e in tutto il Municipio XV, territorio di gloriose tradizioni di lotta, non c’è posto per razzisti e fascisti.
Comunicato di Franco Moretti, Ileana Izzillo e Alfredo Toppi

domenica 14 marzo 2010

Protesta degli immigrati al Cie Ponte Galeria, sui tetti al grido di “libertà”

Sabato 13 marzo un gruppo di immigrati ha bruciato materassi ed è salito sui tetti della struttura. Altri si sono arrampicati sulla rete che separa il reparto donne da quello degli uomini. All'assessore al Bilancio del Lazio, Luigi Nieri, che si è recato al Cie per capire i motivi della protesta, non è stato consentito l'accesso. «La protesta è terminata, ma gli agenti sono saliti sul tetto in assetto anti-sommossa per ammanettare gli immigrati. Non sappiamo come siano andate le cose all'interno del Cie che come è noto è un luogo dove le libertà democratiche sono sospese . La situazione alla quale ho assistito - ha dichiarato Nieri- è precaria e preoccupa. Tra l'altro è una vergogna che un consigliere regionale che può accedere in ogni carcere del Paese, in questo luogo non può entrare, evidentemente qui sono sospese le libertà». Presente anche Giuseppe Mariani, consigliere regionale e presidente della commissione per le politiche sociali della Regione Lazio, che ha dichiarato: “Questo posto è indecoroso a livello umano e di diritti umani”.

Intervento del Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite


Stralci dell'intervento di Navi Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, alla Commissione Esteri della Camera.
In qualità di Alto Commissario per i Diritti Umani, è ovviamente mio compito aiutare i Paesi a colmare le lacune e i difetti all’interno dei singoli sistemi nazionali per i diritti umani...........
Le principali fonti di preoccupazione riguardanti gli immigrati, che ho trasmesso ai ministri che ho incontrato nel corso di questa visita, sono:
- La politica di respingimento in mare. Benché non vi siano manifestazioni dell’applicazione di questi metodi negli ultimi mesi, questa politica non è stata revocata.
- Molte delle disposizioni del “Pacchetto Sicurezza” – in particolare la criminalizzazione dell’immigrazione che rende l’ingresso e la permanenza in clandestinità un reato, e che rende lo status irregolare di un migrante una circostanza aggravante per reati comuni.
- Di conseguenza, donne, bambini e uomini – che, in base al diritto internazionale, non hanno commesso alcun tipo di reato – talvolta trascorrono più tempo in detenzione rispetto a veri e propri criminali che sono stati condannati .

Ho anche espresso grande preoccupazione per la politica attuata dalle autorità di trattare questioni relative a immigrati e Rom principalmente come un problema di sicurezza piuttosto che una questione di integrazione sociale.
Riguardo ai Rom, ho sottolineato i loro diritti umani fondamentali, quali l’accesso all’assistenza sanitaria e all’educazione, specialmente per coloro che vivono in insediamenti non autorizzati. Inoltre ho espresso preoccupazione rispetto al ricorso eccessivo a misure repressive quali la sorveglianza da parte delle forze dell’ordine e gli sgomberi forzati.
Ho anche manifestato allarme per il ritratto - spesso assai negativo - che degli immigrati e dei Rom è fornito da alcuni rappresentanti dei media, politici e altre autorità. Sono rimasta particolarmente colpita nel venire a conoscenza di un sondaggio relativo a 5684 servizi televisivi riguardanti l’immigrazione. Solo 26 di questi non mettevano l’immigrazione in relazione con un evento criminale specifico o con problematiche di sicurezza. Si tratta di un dato statistico alquanto sbalorditivo.

venerdì 12 marzo 2010

I bambini vengono prima, di Massimo Gramellini (da La Stampa)

Domenico Lucano, il sindaco di Riace (RC), con due piccoli compaesani; vedi l'articolo precedente

La Corte di Cassazione ha stabilito che un clandestino non può restare in Italia solo perché suo figlio frequenta la scuola. La tutela delle frontiere deve prevalere sul diritto del minore allo studio. Che dire? Comprendiamo tutto. L’applicazione rigorosa della legge e anche le reazioni di giubilo che si leggono sui blog: l’augurio è che i giubilanti siano altrettanto implacabili quando si discute di reati contro il patrimonio o di evasione fiscale. Però la comprensione si arresta davanti alla realtà della vita che, a differenza della legge, è fatta di carne. In questo caso della carne di un bambino. Il quale uscirà devastato da un’esperienza del genere, si sentirà assaggiato e sputato come una caramella guasta, quando in fondo la sua iscrizione a scuola era la prova migliore della volontà di integrarlo nella nostra comunità. Anche ammesso che la maggioranza dei clandestini siano così spietati da venire in Italia con un bimbo in età scolare solo per turlupinarci (ma ne avete parlato con la badante di vostra madre?), rimane il fatto incontrovertibile che quel bambino è un bambino. E che i diritti dell’infanzia, in una società che voglia distinguersi da un agglomerato di selvaggi, dovrebbero ancora significare qualcosa. E’ un pensiero buonista? No, è un pensiero umano. E mi rifiuto di credere che questi tempi spaventati ci abbiamo reso così insensibili da non cogliere la differenza. Da non capire più la semplice verità inculcata da generazioni di educatori: i bambini vengono prima.

martedì 2 marzo 2010

Monteverde: presidio antifascista


Profanati i sampietrini della memoria di fronte alla casa di Monteverde in cui abitavano i Terracina in piazza Rosolino Pilo 17. Nella notte, le sette "pietre d’inciampo” collocate un mese fa, nel giorno della memoria, sono state imbrattate con una bomboletta spray dai soliti noti, che godono di molta comprensione anche nel vicino commissariato. Possiamo dire che sono i degni eredi dei delatori che hanno spianato la strada alla deportazione del 16 ottobre nel Ghetto di Roma. Lo scempio è stato scoperto a da Piero Terracina, unico scampato allo sterminio di Auschwitz in cui è stata cancellata tutta la sua famiglia. - «Io non ho una tomba della mia famiglia, ho solo questi sette sampietrini – ha detto con commozione Piero Terracina -. Questa è la tomba della mia famiglia. E con questo insulto vogliono negare l’esistenza stessa dei miei poveri congiunti sterminati dal nazifascismo…».

Riace, il paese italiano che accoglie i rifugiati, di Patrizia Bonelli

Domenico Lucano, sindaco di Riace

vai sul sito www.mediterranei.eu per leggere l'intero articolo

Una paese italiano sta cercando di invertire il declino della propria popolazione accogliendo rifugiati da tutto il mondo. Gli immigrati trovano ospitalità e di che vivere e in cambio gli si chiede che imparino l’italiano e che lavorino. Il progetto si è dimostrato di grandesuccesso ma la mafia locale non apprezza.

Domenico Lucano, 51 anni, è il sindaco di Riace (provincia di Reggio Cal.). Un paese con tre chiese, due santi patroni, greggi che pascolano sulle colline circostanti e mandarini che crescono nelle vallate, è come un callo nella pianta del piede della Calabria.

Fino a poco tempo fa, Riace stava rapidamente diventando una città fantasma. La gente l’aveva lasciata per cercare fortuna altrove, a Milano, Torino o Genova, in Germania o negli Stati Uniti. La popolazione di Riace si era ridotta così drasticamente che il paese non aveva neanche un bar, un ristorante o una macelleria e non c’erano abbastanza bambini per riempire le classi di una scuola. Questo accadeva prima che il sindaco Lucano decidesse di vivificare il suo paese con immigranti dalla Somalia, Eritrea, Afghanistan, Bosnia, Iraq e Libano.