lunedì 18 febbraio 2013

Rivolta al Cie di Ponte Galeria.

Un gruppo di ospiti del centro si è asserragliato nella struttura impedendo l'accesso dall'esterno in circa metà della centro stesso. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, personale delle polizia.
di Ambra Murè, di Paese Sera on line
Un gruppo di ospiti del centro si è asserragliato nella struttura impedendo l'accesso dall'esterno in circa metà della centro stesso. Nel corso della protesta sono stati dati alle fiamme materassi e suppellettili. Un'alta colonna di fumo si leva dalla struttura. Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, personale delle polizia. L'allarme è scattato attorno a mezzogiorno.
“Inefficace, costoso e congenitamente incapace di garantire il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona”, "una struttura inadeguata ad assicurare condizioni di vita dignitose". Anche il prefetto Pecoraro, nel 2010, ne chiese la chiusura È il centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria secondo l’associazione Medici per i diritti umani (Medu).
Fughe di massa, rivolte e rimpatri inferiori al 40%. E poi spazi e attività ricreativi ridotti, bagni senza porte, assistenza sanitaria carente. Per un costo di 41 euro al giorno per "ospite".
Dati, testimonianze e storie dal più grande centro italiano per la detenzione amministrativa sono contenuti in un rapporto significativamente intitolato “Le sbarre più alte”. Il Cie di Ponte Galeria come un carcere. D’altronde ne ha l’aspetto, la struttura: le alte mura, la vigilanza e la videosorveglianza in tutte le aree comuni. Come in un carcere, le persone sono private della libertà personale. Anche se un singolare pudore linguistico non la definisce “pena”, ma “trattenimento”. “Ci chiamano ospiti – racconta Alì – ma siamo degli ospiti che non possono avere un pettine, possedere un libro o una penna per scrivere”.

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