La sentenza colpisce la politica sull'immigrazione del governo Berlusconi, della Lega Nord e del ministro Maroni.
Il 6 maggio 2009 un barcone salpato dalla Libia per l’Italia con duecento migranti fu intercettato dalla Guardia costiera al largo di Lampedusa. I rifugiati furono trasbordati su navi militari italiane, condotti al porto di Tripoli e consegnati alle autorità libiche.
”I migranti pensavano che sarebbero stati portati in Italia, spiega l’avvocato Lana. “i nostri militari non dissero loro nulla sulla destinazione. Solo riconoscendo il porto di Tripoli si resero contro di essere stati riportati indietro”.
Vennero rinchiusi nei campi di concentramento libici, dove subirono maltrattamenti e torture. Poi venne la rivoluzione libica e fuggirono, ma dovettero scappare dai ribelli che li credevano mercenari di Gheddafi.
La Corte ha riconosciuto l’Italia colpevole di aver violato l’articolo 4 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo che vieta le espulsioni collettive ed è stata condannata a versare un risarcimento di 15mila euro a ventidue vittime.
“Questa sentenza – ha dichiarato Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati – prova che nelle operazioni di respingimento sono stati violati i diritti dei rifugiati. L’Italia ha infatti negato la possibilità di chiedere protezione e ha così respinto in Libia più di mille persone che avevano il diritto di essere accolte in Italia. Vogliamo che questo messaggio arrivi in maniera inequivocabile al Governo Monti: nel ricontrattare gli accordi di cooperazione con il governo di transizione libico, i diritti dei rifugiati non possono essere negoziati. Su questo tema ci aspettiamo dal nuovo esecutivo posizioni chiare e più forti di quelle che abbiamo rilevato in queste settimane”.
sabato 25 febbraio 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento