mercoledì 30 giugno 2010

Immigrazione. Consiglio d'Europa ammonisce l'Italia: rispettare sentenze della Corte sui diritti umani

L'Italia viene di nuovo richiamata dal Consiglio d'Europa a rispettare le sentenze della Corte di Strasburgo che chiedono di non espellere immigrati verso Paesi in cui rischierebbero di essere sottoposti a trattamenti degradanti o addirittura alla tortura. E' il monito di Thomas Hammarberg, Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa: egli spiega che quando i giudici europei intimano allo Stato di non dare esecuzione al provvedimento di espulsione "la paura che queste persone verrebbero maltrattate e torturate e' ben fondata" e che in alcuni casi ai ricorrenti non espulsi e' stato riconosciuto lo status di rifugiato.
Nel suo messaggio Hammarberg fa un esplicito riferimento all'Italia che non ha seguito l'indicazione della Corte gia' quattro volte. Nel 2009 la Corte ha ricevuto oltre 2 mila richieste di persone colpite da un ordine di espulsione e ha applicato la regola 39 nel 27% dei casi.

lunedì 28 giugno 2010

Ostiense, SOS per i profughi afgani

Il villaggio degli afgani
Non c'è più nemmeno la fontanella per dissetarsi o lavarsi. Nelle tende da otto poi si dorme in venti. Con il freddo non ci si faceva troppo caso, ma con il caldo è tutta un'altra storia. E i servizi igienici lì non sono mai esistiti. E' la fotografia della stazione Ostiense, dove da anni circa 150 rifugiati politici, soprattutto afgani, vivono in condizioni igienico-sanitarie disastrose. Il 27% sono bambini. A lanciare l'allarme sono i Medici per i diritti umani (Medu) e la Rete di tutela dei rifugiati afgani di Roma. Loro, i rifugiati, vivono nel terrore di essere sgomberati.
"E' inaccettabile - spiega il medico Alberto Barbieri di Medu - che nel centro di Roma decine di richiedenti asilo e rifugiati siano costretti a vivere in un insediamento al di sotto dei qualsiasi standard minimo di accoglienza previsto per i campi profughi in ogni parte del mondo".

Lettera dei detenuti del Cie di Ponte Galeria


A tutte le persone che vivono in questo paese
A tutti coloro che credono ai giornali e alla televisione
Qui dentro ci danno da mangiare il cibo scaduto, le celle dove dormiamo hanno materassi vecchi e quindi scegliamo di dormire per terra, tanti tra di noi hanno la scabbia e la doccia e i bagni non funzionano. La carta igienica viene distribuita solo 2 giorni a settimana, chi fa le pulizie non fa nulla e lascia sporchi i posti dove ci costringono a vivere.
Ci sono detenuti che vengono dai CIE e anche dal carcere che sono stati abituati a prendere la loro terapia ma qui ci danno sonniferi e tranquillanti per farci dormire tutto il giorno. Quando chiediamo di andare in infermeria perché stiamo male, l’Auxilium ci costringe ad aspettare e se insistiamo una banda di 8-9 poliziotti ci chiude in una stanza con le manette, s’infilano i guanti per non lasciare traccia e ci picchiano forte.
Per fare la barba devi fare una domandina e devi aspettare, 1 giorno a settimana la barba e 1 i capelli. Non possiamo avere la lametta. Ci chiamano ospiti ma siamo detenuti. Quello che ci domandiamo è perché dopo il carcere dobbiamo andare in questi centri e dopo che abbiamo scontato una pena dobbiamo stare 6 mesi in questi posti senza capire il perché. Non ci hanno identificato in carcere? Perché un’altra condanna di 6 mesi?
Tutti noi non siamo d’accordo per questa legge, 6 mesi sono tanti e non siamo mica animali per questo hanno fatto lo sciopero della fame tutti quelli che stanno dentro il centro e allora, la sera del 3 giugno, è cominciata così: ci hanno detto: "se non mangi non prendi terapie" ma qui ci sono persone con malattie gravi come il diabete e se non mangiano e si curano muoiono. Uno di noi è andato a parlare con loro e l’hanno portato dentro una stanza davanti l’infermeria dove non ci sono telecamere e l’hanno picchiato. Così la gente ha iniziato ad urlare di lasciarlo stare. In quel momento sono entrati quasi 50 poliziotti con il loro materiale e con un oggetto elettrico che quando tocca la gente, la gente cade per terra. Le guardie si sono tutte spostate sopra il tetto vicino la caserma dei carabinieri qui dentro, dove sta il campo da calcio. Dalla parte sinistra sono entrati altri 50 poliziotti.
Quando abbiamo visto poliziotti, militari, carabinieri, polizia, finanza e squadra mobile ufficio stranieri (che sono i più infami) sui tetti, uno di noi ha cercato di capire perché stavano picchiando il ragazzo nella stanza. «Vattene via sporco » un poliziotto ha risposto così. In quel momento siamo saliti tutti sopra le sbarre e qualcuno ha bruciato un materasso e quindi i poliziotti si sono spaventati e sono andati fuori le mura per prendere qualcuno che scappava.
Da quella notte non ci hanno fatto mangiare né prendere medicine per due giorni. Abbiamo preso un rubinetto vecchio e abbiamo spaccato la porta per uscire e quando la polizia ha visto che la porta era aperta hanno preso caschi e manganelli e ha picchiato il più giovane del centro, uno egiziano. L’hanno fatto cadere per terra e ci hanno picchiati tutti anche con il gas, hanno rotto la gamba di un algerino e hanno portato via un vecchio che la sua famiglia e i sui figli sono cresciuti qui a Roma, hanno lanciato lacrimogeni e hanno detto che noi abbiamo fatto quel fumo per non far vedere niente alle telecamere. Così hanno scritto sui giornali. Eravamo 25 persone e alcune uscivano dalla moschea lontano dal casino, ma i giornali sabato hanno scritto che era stato organizzato tutto dentro la moschea e ora vogliono chiuderla. La moschea non si può chiudere perché altrimenti succederebbe un altro casino.
Veniamo da paesi poveri, paesi dove c’è la guerra e ad alcuni di noi hanno ammazzato le famiglie davanti gli occhi. Alcuni sono scappati per vedere il mondo e dimenticare tutto e hanno visto solo sbarre e cancelli. Vogliamo lavorare per aiutare le nostre famiglie solo che la legge è un po’ dura e ci portano dentro questi centri. Quando arriviamo per la prima volta non abbiamo neanche idea di come è l’Europa. Alcuni di noi dal mare sono stati portati direttamente qui e non hanno mai visto l’Italia.
La peggiore cosa è uscire dal carcere e finire nei centri per altri 6 mesi. Non siamo venuti per creare problemi, soltanto per lavorare e avere una vita diversa, perché non possiamo avere una vita come tutti? Senza soldi non possiamo vivere e non abbiamo studiato perché la povertà è il primo grande problema. Ci sono persone che hanno paura delle pene e dei problemi nel proprio paese. Per questi motivi veniamo in Europa.
La legge che hanno fatto non è giusta perché sono queste cose che ti fanno odiare veramente l’Italia. Se uno non ha mai fatto la galera nel paese suo, ha fatto la galera qua in Italia. Vogliamo mettere apposto la nostra vita e aiutare le famiglie che ci aspettano.
Speriamo che potete capire queste cose che sono veramente una vergogna.
Un gruppo di detenuti del CIE di Ponte Galeria (Roma)

sabato 26 giugno 2010

Mostra fotografica «Coraggio, si ricomincia!»

Fino al 18 luglio l’Ospedale San Camillo Forlanini (circonvallazione Gianicolense 87)

Si intitola «Coraggio, si ricomincia!» la mostra fotografica promossa da Commercity in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e l’associazione Salvamamme all'ospedale San Camillo: racconta le storie di persone disperate che però hanno trovato il riscatto e una vita migliore grazie anche alla rete della solidarietà. In questa foto Carmelo, che dopo una malattia aveva abbandonato la sua casa, sostituendo le lenzuola con i cartoni (foto di Manolo Cinti)

domenica 20 giugno 2010

20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato: ai profughi afgani a Roma viene negato anche l’accesso all’acqua


Nella Giornata Mondiale del Rifugiato, Medici per i Diritti Umani (MEDU) e la Rete di tutela dei rifugiati afgani (Roma) tornano a chiedere alle istituzioni competenti che vengano garantite condizioni di accoglienza dignitose agli oltre cento profughi, per la grande maggioranza afgani, costretti a vivere in condizioni alloggiative e igienico-sanitarie disastrose presso la stazione Ostiense a Roma. Nelle ultime settimane, con l’arrivo del caldo, le condizioni di vita dei profughi sono state rese, se possibile, ancora più difficili dalla chiusura della fontanella che costituiva l’unico punto di distribuzione d’acqua a loro disposizione. MEDU e le altre associazioni che operano sul campo ritengono assolutamente inaccettabile che, ormai da anni, nel centro di Roma decine di richiedenti asilo e rifugiati siano costrette a vivere in un insediamento al di sotto di qualsiasi standard minimo di accoglienza previsto per i campi profughi in ogni parte del mondo.

Medici per i Diritti Umani, insieme alla Rete cittadina di tutela, rivolge un appello alle istituzioni, ed in particolare alle amministrazioni comunale e regionale nonché al Ministero dell’Interno, affinché la Giornata Mondiale del Rifugiato sia un’occasione per adottare iniziative immediate e concrete volte a garantire livelli minimi di accoglienza e di integrazione ai molti richiedenti asilo e rifugiati che vivono a Roma in situazioni di estrema precarietà.

Iniziative che saranno al centro del
Convegno cittadino ‘Richiedenti asilo e rifugiati a Roma: per una nuova politica dell'accoglienza. La 'questione Ostiense', oltre l’emergenza ’, promosso per il prossimo 30 giugno dalla Rete di Tutela dei Rifugiati Afgani presso la Sala della Pace di Palazzo Valentini (h. 15.00).

martedì 8 giugno 2010



Mercoledì 9 Giugno 2010 - ore 18.30-20.30 Planetarietà – Via P. Falconieri 84 (Monteverde)

Il Gruppo 105 di Amnesty International e Monteverde Antirazzista invitano alla tavola rotonda. Non si sgomberano i diritti umani.
I diritti abitativi: testimonianze e progetti in difesa di uno dei principali diritti economico-sociali. La pratica degli sgomberi forzati, una grave violazione dei diritti umani, ha subito di recente un notevole incremento.

sabato 5 giugno 2010

2) Il Cie di Ponte Galeria è un luogo di segregazione.

Disordini al Cie di Ponte Galeria: alcuni stranieri reclusi nel Centro di identificazione ed espulsione di Roma sono usciti dalle loro stanze e hanno inscenato una violenta protesta. Tra materassi bruciati, finestre rotte e mobili e transenne divelti, qualcuno è salito sul tetto della struttura, qualcun altro si è arrampicato sulle recinzioni. Cinque immigrati sono riusciti a fuggire, mentre altri nove sono stati arrestati per danneggiamento.
«Nel Cie di Ponte Galeria vigono condizioni peggiori di qualsiasi istituto penitenziario italiano. Non vi è alcuna trasparenza e non sono consentite visite a soggetti esterni. Un fatto inaccettabile». E' il commento di Luigi Nieri e Filiberto Zaratti, consiglieri del Gruppo di Sinistra Ecologia Libertà nel Consiglio regionale del Lazio: «Ci giungono voci di maltrattamenti all'interno della struttura che sarebbero all'origine delle contestazioni. - prosegue la nota dei consiglieri - Si tratta di denunce molto gravi sulle quali occorre fare immediatamente luce».