lunedì 11 luglio 2011

Viaggio nel terzo mondo d'Italia


di Bartolo Scifo, pubblicato su Terra il 1° luglio 2011
Secondo i dati Istat relativi al primo gennaio 2011, sono presenti in Italia più di 4,5 milioni di stranieri, pari al 7,5% della popolazione totale, con un incremento, rispetto all'anno precedente, del 7,45%.
Gli immigrati irregolari potrebbero essere più di 500 mila e le rivolte ancora in corso nei Paesi nord africani hanno segnato per il 2011 un sensibile incremento.

Centinaia di migliaia di persone, fuggite dalle guerre e dalla povertà, rischiano di diventare i nuovi schiavi d’Italia, come ammonisce il sottotitolo del libro di Jacopo Storni, “Sparategli! Nuovi schiavi d’Italia” (Editori Riuniti), nelle librerie dal 29 giugno.

Il volume racconta un viaggio dal nord al sud nel ‘Terzo mondo d’Italia’, alla scoperta delle condizioni disumane in cui sono costretti a vivere gli immigrati, ai margini della società e senza che nessuno gli riconosca la dignità di esseri umani.
Le nigeriane minorenni obbligate a prostituirsi a Castel Volturno, le braccianti romene di Vittoria costrette a prestazioni sessuali dai propri datori di lavoro, gli africani schiavi nelle campagne di Calabria, Lazio, Puglia, Basilicata, i rifugiati somali sotto i cavalcavia di Firenze. E ancora, i mendicanti resi storpi per elemosinare ai semafori, i vu cumprà senegalesi che scappano dalla Finanza, i profughi afghani che vivono a Roma confinati in inquietanti baraccopoli. E poi i clochard albanesi, i rom di Milano, i prigionieri dei Cie che scongiurano il rimpatrio, i carcerati autolesionisti, i facchini-servi delle cooperative della logistica del milanese, gli indiani bruciati da bande di bulli italiani. Senza dimenticare i morti sul lavoro, e quelli uccisi da un raffreddore diventato polmonite fulminante per mancanza di cure.

Jacopo Storni, giornalista, racconta in 330 pagine un intenso viaggio durato oltre un anno; l’autore raccoglie anche le voci d’intolleranza che covano tra gli italiani, dove emerge, spiega Storni: “il lato oscuro di un’Italia talvolta egoista e arroccata su se stessa, dove ognuno di noi è complice, diretto o indiretto, delle condizioni più drammatiche in cui vivono i migranti”.

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