sabato 29 ottobre 2011

Il volo, un cortometraggio di Wim Wenders

http://www.youtube.com/watch?NR=1&v=52OqAPAvRew
Il Volo, di Wim Wenders un film-documentario realizzato con la tecnica 3D (32’) con Ben Gazzara, Salvatore Fiore, Giacomo Battaglia e con la partecipazione straordinaria di Luca Zingaretti; la voce di Ben Gazzara è di Giancarlo Giannini

Un bambino e il suo sindaco, in un paese della costa calabrese ormai spopolato, dove è difficile anche organizzare una partita di pallone perché non ci sono altri bambini. L’arrivo di un gruppo di immigrati, a bordo di un barcone, crea scompiglio nella piccola amministrazione locale e apre ovvie discussioni sull'accoglienza. Saranno proprio il bambino e il sindaco, interpretato da Ben Gazzara, a dare alla vicenda una svolta decisiva e positiva.
Questa la trama iniziale del cortometraggio IL VOLO, che Wim Wenders ha girato in alcuni dei luoghi più suggestivi della Calabria: Scilla, Badolato e Riace. Trama iniziale che è stata modificata man mano: man mano, cioè, che Wenders veniva a conoscenza delle reali storie di accoglienza verso rifugiati che hanno caratterizzato la storia recente di alcuni paesi della Calabria come Riace e Caulonia, nella locride.

In particolare, è stato l’incontro tra Wenders e un piccolo rifugiato afgano a far cambiare le sorti all’intero film. In questi piccoli Comuni l’immigrazione da diversi anni è diventata una risorsa: i rifugiati, arrivati a più riprese a partire dalla fine degli anni Novanta, sono da tempo impegnati in attività artigianali e produzioni locali e stanno così contribuendo, in perfetta armonia con la popolazione locale, a rivitalizzare l’economia di borghi segnati da emigrazione di massa e altrimenti destinati a un futuro di decadenza e spopolamento.
Esperienze di speranza e solidarietà che hanno entusiasmato il regista tedesco, in un momento in cui è particolarmente difficile parlare di accoglienza e integrazione. Così Wenders ha trasformato il soggetto iniziale e, in un autentico “meta film”, ha dato spazio alla voce dei veri rifugiati: nella versione iniziale erano delle semplici comparse e recitavano se stessi nella scena dello sbarco, mentre nella versione finale sono diventati i veri protagonisti del IL VOLO.

Completamente mutata anche la durata, dai 7 minuti iniziali, ai 32 attuali. Tutto questo è avvenuto, come spiega lo stesso regista tedesco, che è l’io narrante del film, dopo l’incontro sulla spiaggia di Scilla con un piccolo rifugiato che vive a Riace: Ramadullah, un bambino afgano di 8 anni. Sono state le sue parole a fargli cambiare idea e a trasformare la fiaba in un documentario.

IL VOLO, che ha ottenuto il patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), rappresenta anche una scommessa per il cinema: si tratta infatti del primo film-fiction ad essere girato in 3D, tecnica fino ad oggi usata quasi esclusivamente nelle pellicole di fantascienza e di horror.
In occasione del Summit dei Premi Nobel per la Pace, che si è svolto a Berlino lo scorso novembre in coincidenza con le celebrazioni per la caduta del Muro, Wim Wenders ha raccontato la sua esperienza tra i rifugiati della locride, affermando: “La vera utopia non è la caduta del Muro, ma quanto sta accadendo in Calabria, Riace in testa. Lì ho visto davvero un mondo migliore”.

Dichiarazione del regista
“E’ molto bello quello che stai facendo qui, ma noi siamo venuti fin qui solo per te, adesso sei tu che devi venire a da noi a Riace se no non sei una persona seria.”
“Furono queste parole a dare un nuovo corso, una nuova direzione, a IL VOLO: le parole di un bambino afgano sulla spiaggia di Scilla, mentre stavamo girando la scena dello sbarco. Ramadullah, un piccolo rifugiato che faceva la comparsa nel film, viveva a Riace e ogni giorno faceva tre ore di pullman per venire sul set. Un giorno mi si avvicinò, mi guardò dritto negli occhi e mi disse queste cose.
Tornato in camera quella sera fui preso letteralmente dalla disperazione. Capii che dovevo fare qualcosa, che dovevo cambiare la sceneggiatura. Era necessario insomma che la fiction indietreggiasse per fare posto alla realtà. “Come posso non raccontare le loro storie vere?” pensai. “Come posso fare un film sui rifugiati, senza coinvolgerli in prima persona?” All’improvviso, dopo aver ascoltato le loro storie, capii che avrei rischiato di tradire l’idea stessa del film se avessi limitato i loro ruoli a semplici comparse, quasi fossero “clandestini” anche sul set.” [Wim Wenders]

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