giovedì 27 ottobre 2016

Goro, comune non accogliente.

Il ministero dell'interno, invece di mediare e di dialogare con i cittadini dei comuni o dei municipi cittadini dove intende stabilire un centro di accoglienza, procede in modo spiccio e burocratico, riuscendo a tirare fuori il peggio dalle comunità. L'esperienza di centinaia di comuni italiani in cui gli immigrati sono ospitati tramite lo SPRAR, una rete nazionale di enti locali promossa dall'ANCI, dimostra che i risultati migliori si hanno con il coinvolgimento delle istituzioni locali, secondo una condivisione di responsabilità con il Ministero dell'Interno.
Inoltre, le sinergie avviate sul territorio con i cosiddetti "enti gestori", soggetti del terzo settore, contribuiscono in maniera essenziale a rendere positivi e proficui gli interventi.
Oltre alla triste esperienza di Goro, anche l'idea di un campo di accoglienza con oltre 600 rifugiati attendati nel parco della sede della Croce Rossa in via Ramazzini a Roma, si è rivelata invece una scelta poco felice, come si può leggere nei comunicati qui di sotto.
In assenza di una strategia, di un progetto, di organizzazione, di relazioni territoriali, anche un campo per rifugiati può diventare solo un bussiness, una qualsiasi attività commerciale con notevoli margini di lucro.

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