Migliaia di alunni stranieri, per effetto del tetto massimo per classe fissato dal ministro Gelmini, rischiano a settembre di essere "deportati" in altre scuole: saranno oltre 100 mila gli studenti che rischiano di non potere scegliere la scuola dove iscriversi. Le classi che quest'anno fanno registrare una presenza di alunni di origine straniera superiore al 30 per cento sono oltre 10mila: 7.279 nella primaria e 3.122 nella scuola media. Il record è della Lombardia dove il 30% è superato in 2.955 classi.
I genitori dovranno quindi cercarsi un'altra scuola pubblica con un tasso di alunni stranieri inferiore. E il problema diventerà enorme per le famiglie che vivono in piccoli centri con un'unica scuola, perché sarebbero costrette a cercare l'alternativa in altri comuni, magari a distanza di chilometri. Gli studenti di cittadinanza straniera iscritti alla scuola pubblica nel nostro Paese erano 630mila (il 7 %), quest'anno circa 700 mila.
sabato 20 marzo 2010
Scuola: gli effetti negativi del tetto del 30% per gli studenti stranieri
lunedì 15 marzo 2010
Vile aggressione razzista alla Magliana
Comunicato di Franco Moretti, Ileana Izzillo e Alfredo Toppi
domenica 14 marzo 2010
Protesta degli immigrati al Cie Ponte Galeria, sui tetti al grido di “libertà”
Intervento del Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite
Le principali fonti di preoccupazione riguardanti gli immigrati, che ho trasmesso ai ministri che ho incontrato nel corso di questa visita, sono:
- La politica di respingimento in mare. Benché non vi siano manifestazioni dell’applicazione di questi metodi negli ultimi mesi, questa politica non è stata revocata.
- Molte delle disposizioni del “Pacchetto Sicurezza” – in particolare la criminalizzazione dell’immigrazione che rende l’ingresso e la permanenza in clandestinità un reato, e che rende lo status irregolare di un migrante una circostanza aggravante per reati comuni.
- Di conseguenza, donne, bambini e uomini – che, in base al diritto internazionale, non hanno commesso alcun tipo di reato – talvolta trascorrono più tempo in detenzione rispetto a veri e propri criminali che sono stati condannati .
Ho anche espresso grande preoccupazione per la politica attuata dalle autorità di trattare questioni relative a immigrati e Rom principalmente come un problema di sicurezza piuttosto che una questione di integrazione sociale.
Riguardo ai Rom, ho sottolineato i loro diritti umani fondamentali, quali l’accesso all’assistenza sanitaria e all’educazione, specialmente per coloro che vivono in insediamenti non autorizzati. Inoltre ho espresso preoccupazione rispetto al ricorso eccessivo a misure repressive quali la sorveglianza da parte delle forze dell’ordine e gli sgomberi forzati.
Ho anche manifestato allarme per il ritratto - spesso assai negativo - che degli immigrati e dei Rom è fornito da alcuni rappresentanti dei media, politici e altre autorità. Sono rimasta particolarmente colpita nel venire a conoscenza di un sondaggio relativo a 5684 servizi televisivi riguardanti l’immigrazione. Solo 26 di questi non mettevano l’immigrazione in relazione con un evento criminale specifico o con problematiche di sicurezza. Si tratta di un dato statistico alquanto sbalorditivo.
venerdì 12 marzo 2010
I bambini vengono prima, di Massimo Gramellini (da La Stampa)
La Corte di Cassazione ha stabilito che un clandestino non può restare in Italia solo perché suo figlio frequenta la scuola. La tutela delle frontiere deve prevalere sul diritto del minore allo studio. Che dire? Comprendiamo tutto. L’applicazione rigorosa della legge e anche le reazioni di giubilo che si leggono sui blog: l’augurio è che i giubilanti siano altrettanto implacabili quando si discute di reati contro il patrimonio o di evasione fiscale. Però la comprensione si arresta davanti alla realtà della vita che, a differenza della legge, è fatta di carne. In questo caso della carne di un bambino. Il quale uscirà devastato da un’esperienza del genere, si sentirà assaggiato e sputato come una caramella guasta, quando in fondo la sua iscrizione a scuola era la prova migliore della volontà di integrarlo nella nostra comunità. Anche ammesso che la maggioranza dei clandestini siano così spietati da venire in Italia con un bimbo in età scolare solo per turlupinarci (ma ne avete parlato con la badante di vostra madre?), rimane il fatto incontrovertibile che quel bambino è un bambino. E che i diritti dell’infanzia, in una società che voglia distinguersi da un agglomerato di selvaggi, dovrebbero ancora significare qualcosa. E’ un pensiero buonista? No, è un pensiero umano. E mi rifiuto di credere che questi tempi spaventati ci abbiamo reso così insensibili da non cogliere la differenza. Da non capire più la semplice verità inculcata da generazioni di educatori: i bambini vengono prima.
martedì 2 marzo 2010
Monteverde: presidio antifascista
Riace, il paese italiano che accoglie i rifugiati, di Patrizia Bonelli
Domenico Lucano, sindaco di Riace
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Una paese italiano sta cercando di invertire il declino della propria popolazione accogliendo rifugiati da tutto il mondo. Gli immigrati trovano ospitalità e di che vivere e in cambio gli si chiede che imparino l’italiano e che lavorino. Il progetto si è dimostrato di grandesuccesso ma la mafia locale non apprezza.
Domenico Lucano, 51 anni, è il sindaco di Riace (provincia di Reggio Cal.). Un paese con tre chiese, due santi patroni, greggi che pascolano sulle colline circostanti e mandarini che crescono nelle vallate, è come un callo nella pianta del piede della Calabria.
Fino a poco tempo fa, Riace stava rapidamente diventando una città fantasma. La gente l’aveva lasciata per cercare fortuna altrove, a Milano, Torino o Genova, in Germania o negli Stati Uniti. La popolazione di Riace si era ridotta così drasticamente che il paese non aveva neanche un bar, un ristorante o una macelleria e non c’erano abbastanza bambini per riempire le classi di una scuola. Questo accadeva prima che il sindaco Lucano decidesse di vivificare il suo paese con immigranti dalla Somalia, Eritrea, Afghanistan, Bosnia, Iraq e Libano.