A Ponte Galeria pestaggio, incendi, violenze
“Tra le 23.30 di lunedì 29 e le 2.00 del mattino del 30 marzo, il Centro di Identificazione e di Espulsione di Ponte Galeria a Roma, è stato teatro di scontri tra gli “ospiti” (così vengono definiti i reclusi), e agenti della polizia di Stato." Comunicato dell'Associazione a Buon diritto.
La vittoria della Polverini ed i nuovi equilibri politici della Regione Lazio usciti dalle ultime elezioni, rendono ancora più difficile di prima il dialogo con i detenuti e con le autorità che gestiscono il CIE di Ponte Galeria, ormai diventato totalmente off limits. Anche su questa situazione disumana di persone detenute senza reato bisogna aprire un dibattito.
Sono ancora a Regina Coeli tre degli immigrati che hanno capeggiato la rivolta nel centro di identificazione e espulsione di Roma, a Ponte Galeria; altri 15 sono riportati al CIE. Danneggiamento aggravato, minacce, violenza e lesioni a pubblico ufficiale, sono i reati contestati agli arrestati. La rivolta a Ponte Galeria è iniziata quando la polizia ha picchiato uno dei ragazzi che aveva tentato la fuga insieme a altri quattro o cinque che sono riusciti a scappare. Allora è esplosa la rabbia: un gruppo di una ventina di detenuti ha iniziato a lanciare oggetti contro gli agenti, poi ha divelto le porte e i bagni, ha dato fuoco ai materassi e alle coperte fuggendo sui tetti: circa 200mila euro i danni, secondo la polizia.R. non ha dubbi: è la rabbia che è esplosa stanotte a Ponte Galeria. “Sono dieci giorni che sto dentro, e ogni giorno ne ho vista una. Chi si taglia con le lamette, chi minaccia il suicidio”. Lui è in Italia dal 1984, ed è appena uscito dal carcere per una condanna di un anno per spaccio. La sua paura più grande, paradossalmente, è di non essere rimpatriato.
Difficile avvio della nuova gestione del centro, che dal 2010 è passato dalla Croce rossa italiana alla cooperativa Auxilium (che già gestisce il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari). Al Cie di Ponte Galeria, un anno fa, il 20 marzo del 2009, era morto un cittadino algerino di 42 anni per arresto cardiaco senza ricevere la dovuta assistenza medica. Ma le tensioni non sono solo a Roma.
Dall’entrata in vigore del pacchetto sicurezza, l’8 agosto 2009, il prolungamento del periodo di trattenimento nei Cie, passato da 2 a 6 mesi, ha generato proteste, rivolte e scioperi della fame nei centri di tutta Italia. L’ultimo a Milano, dove a marzo uno sciopero della fame dei detenuti si era protratto per cinque giorni.
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