sabato 18 dicembre 2010

I diritti dei migranti


Sono passati venti anni dall’adozione della Convenzione per i diritti dei migranti. Colpisce il fatto che a ratificarla siano stati finora solo 44 paesi. Tra questi non ci sono paesi di destinazione, paesi ricchi. Neanche uno dell’Unione Europea.

È un ritardo che dimostra l’incapacità dei governi attuali di arrivare a un sistema di regole comuni, sia per garantire i diritti sia per consentire uno rapporto equo tra paesi di origine e di destinazione. Il ritardo è ancora più grave se si pensa che per produrre quel testo, del 1990, ci sono voluti altri venti anni. Le Nazioni Unite hanno cominciato a lavorarci nei primi anni ’70.
Sono stati anni di discussione e di forte contrapposizione tra gli interessi delle economie avanzate e dei paesi in via di sviluppo, che più forniscono forza lavoro e molto contano sulle rimesse. È la stessa contrapposizione che ancora oggi impedisce una ratifica estesa della Convenzione.
Invece, le politiche di ammissione e di integrazione sono state lasciate, anche dall’Unione Europea, alle scelte dei singoli governi, spesso condizionate dalla propaganda, o al massimo a qualche accordo bilaterale. Eppure è ormai evidente che il fenomeno è strutturale, che nasce da esigenze concrete e quindi va gestito in modo realistico, mettendo al centro programmi di sviluppo, tanto per i paesi ricchi quanto per quelli poveri.
Un bene comune internazionale
Dal blog "Lavoro dignitoso" di Vittorio Longhi

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