martedì 2 novembre 2010

Gli immigrati rubano il lavoro agli italiani?

Neanche per sogno.
Anzi, basta guardare il loro curriculum vitae per accorgersi che, in certi casi, proprio gli immigrati fanno lavori inferiori al proprio titolo di studio. Insomma, l’assenza di mobilità lavorativa che caratterizza il lavoro in Italia, sembra colpire in modo più incisivo i cittadini immigrati, penalizzati dalla loro appartenenza etnica. Eppure, meglio degli italiani, sanno adattarsi alla flessibilità. Sono queste alcune conclusioni contenute in un interessante lavoro di Massimiliano Bagaglini, esperto di politiche locali e sviluppo locale, autore del volume “Tra integrazione e subalternità: la mobilità lavorativa degli immigrati”, in uscita in questi giorni per la casa editrice Ediesse (www.ediesseonline.it).

Prendiamo ad esempio la storia di Antonio, che viene dall’Eritrea, laureato in scienze naturali e insegnante di materie scientifiche in un liceo del suo Paese, che in Italia ha fatto l’assistente domiciliare, il giardiniere saltuario, l’assistente domiciliare e, infine, l’addetto a un call center etnico; o quella di Miroslav, ucraino, laureato in giurisprudenza con più di dieci anni di esperienza nel settore della sicurezza nel suo Paese, che in Italia ha svolto i lavori di domestico e baby sitter, badante, addetto al montaggio mobili; o ancora Virgina, romena, che ha una laurea in ingegneria meccanica con specializzazione in tecnologia della costruzione di macchine e che, in Italia dal 2002, ha lavorato come badante e collaboratrice domestica.

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